Con arte mesopotamica si considera l'arte sviluppata in Mesopotamia in età antica, a partire dal IV millennio a.C. fino a circa il I millennio a.C. La Mesopotamia fa parte di quella che è chiamata la mezzaluna fertile, cioè quel territorio che comprende anche la costa sud orientale del mar Mediterraneo (nei territori dell'attuale Siria, Libano, Israele e Giordania) e l'Egitto. Quest'area ha visto la nascita delle più antiche civiltà organizzate, con importanti scambi e influenze reciproche.
La Mesopotamia, a differenza dell'Egitto che ha mantenuto per millenni una certa continuità etnica e culturale, ha visto susseguirsi numerosi popoli e invasioni, con la conseguente sovrapposizione di culture e forme artistiche. Fra le popolazioni mesopotamiche ricordiamo i Sumeri, gli Accadi, i Babilonesi e gli Assiri.
Una delle rivoluzioni che consentirono lo sviluppo delle arti fu quella introdotta dall'utilizzo dell'irrigazione, che permise da una parte un cospicuo progresso nella resa agricola, e dall'altra la nascita di un considerevole numero di persone non più strettamente legate al lavoro della terra, e quindi utilizzabili come scribi, sacerdoti, mercanti ed artisti. Proprio in Mesopotamia venne inventata la ruota da vasaio nel 3500 a.C. e venne dato l'impulso ad attività voluttuarie o comunque non vincolate solo ai bisogni primari.[1] Nonostante questo, la figura dell'artista era messa in secondo piano, visto che veniva citato alla stessa stregua del calzolaio, ed era considerato un semplice esecutore di ordini dei potenti e l'arte stessa rifletteva i gusti e la volontà del sovrano.
In generale, di particolare importanza sono state le incisioni su pietra e su mattoni smaltati. [2] La scultura mostrò elementi simbolici più che realistici. Gli elementi caratteristici di questa arte sono stati il vasellame, l'argilla per i mattoni, le tavolette per la scrittura, e per le opere più elaborate l'argento, il bronzo, il rame e l'oro.
L'arte mesopotamica è comunque suddivisa per periodi storici, dal neolitico precedente all'introduzione della scrittura, nel quale le raffigurazioni religiose, i santuari, i templi e le statuette votive stanno emergendo nei siti archeologici oltre ai sigilli cilindrici con i loro motivi risalenti al 3000 a.C., al periodo sumerico (fino al 2300 a.C.), con l'arte statuaria molto variegata, a quello accadico (dal 2300 al 2100 a.C.), nel quale il palazzo divenne più importante del templio, le scene mitologiche vennero inserite nei sigilli,[3] e fu una maggiore attenzione all'anatomia umana.[4] In seguito si distinsero un secondo periodo sumerico (dal 2100 al 1800), caratterizzato dalle ziggurat, il periodo babilonese nobilitato dal codice Hammurabi (1700 a.C.) ed il periodo assiro incentrato sulla ziggurat e sui rilievi eseguiti sulle pietre frammisti di realismo e di simbologia mitologica. L'arte mesopotamica si chiude con un periodo neobabilonese reso celebre dalla Torre di Babele.
L'arte fiorì in città quali Ur, Lagash e Uruk, nelle quali i culti religiosi divennero fondamentali. Le divinità avevano poteri terrificanti e necessitano di riti particolari per essere placate. Proprio a tal fine, i Sumeri realizzarono una schiera di statuette rappresentanti i fedeli, da inserire nei santuari, per mostrare agli dei la loro devozione anche in assenza delle persone in carne ed ossa. Un'altra invenzione, che conferma una graduale diffusione e accumulazione della ricchezza è quella del sigillo cilindrico come attestato di proprietà. L'invenzione della scrittura sia a fini comunicativi sia a fini commerciali attesta il grado di sviluppo della civiltà sumerica. Il tempio era situato rialzato su una piattaforma, per evidenziare la sua connessione con il cielo; in questo periodo, a causa della mancanza di pietra vennero provate le potenzialità del mattone e l'ingegno dei sumeri li spinse ad ideare l'arco e la volta a botte. Nei sepolcri sono stati rinvenuti vari strumenti musicali decorati con immagini di banchetti e di battaglie.
Nessun commento:
Posta un commento