domenica 27 marzo 2011

L'arte Babilonese

Si definisce arte babilonese il complesso delle opere artistiche prodotte nella Mesopotamia centro-merid. dall'avvento (1894) della I dinastia di B. alla grande dinastia di Hammurabi, all'ingresso in B. (539) di Ciro il Grande, quando la cultura mesopotamica comincia a dissolversi, mentre si perde l'indipendenza politica nell'impostazione sovranazionale dell'Impero achemenide. Più propriamente l'arte babilonese del periodo più antico, tra il 1894 e il 1595, si definisce antico-babilonese; quella dell'età medio-babilonese, tra il 1595 e la fine del II millennio, si denomina cassita dalla popolazione che dominò in B. (v. Cassiti); infine, mentre si parla di arte babilonese nel periodo dell'Impero neoassiro nel I millennio fino al 612 (distruzione di Ninive), l'arte del periodo della rinascita babilonese sotto Nabopolassar (625-605), Nabucodonosor II (605-562) e Nabonedo (555-539) è designata come neobabilonese. L'arte del periodo antico-babilonese è nota solo da resti di città contemporanee della I dinastia di B. e a essa soggette dopo il regno di Hammurabi (1792-1750), perché la B. più antica non ha potuto essere scavata, in quanto attualmente sotto il livello delle acque di infiltrazione. L'architettura del tempo è nota soprattutto dai templi di Assur e Tell Rimah in Assiria, di Iskhali, nella regione del Diala, dalla città di Mari sul Medio Eufrate, distrutta da Hammurabi. Caratteristica dei santuari è l'articolazione dei vani su un asse longitudinale con la presenza di un vestibolo, una corte a cielo aperto, un'antecella e una cella, queste due ultime più larghe che lunghe; questa tipologia ereditata dalla tradizione architettonica neosumerica, rimarrà tipica dell'architettura sacra di B. fino al tempo di Nabucodonosor II. Il palazzo di Mari, che era molto celebrato dai contemporanei in virtù dell'imponenza delle soluzioni architettoniche, presenta un'organica definizione spaziale per corti comunicanti, attorno alle quali si dispongono vani funzionalmente specializzati. L'arte figurativa ha come tema fondamentale nella statuaria l'immagine votiva del re e nel rilievo la stele monumentale, pure votiva, con una rappresentazione devozionale del principe in preghiera di fronte al dio. Si sviluppano le esperienze formali neosumeriche con un rinnovato senso plastico, caratterizzato da definite modulazioni delle superfici, che raggiungono alti livelli artistici nella testa cosiddetta di Hammurabi (Parigi, Louvre). Al tempo di questo sovrano si raggiungono importanti conquiste nella rappresentazione piana, con la definizione coerente della visione di profilo della figura umana e con accenni di scorcio. È probabile che la contemporanea arte dei centri amorrei della Siria sett. (Aleppo, Ebla, Alalak con la sua elevata produzione particolarmente nella glittica) abbia influenzato l'arte antico-babilonese, come è documentato a Mari. Dopo l'età cassita, che conosce originali soluzioni spaziali nell'architettura e interessanti tendenze espressionistiche nella plastica minore e nella pittura, B. nei brevi ma gloriosi anni dell'impero neobabilonese, dopo la sconfitta del grande rivale assiro, sembra riesumare, in un'originale rielaborazione culturale che è colma di reminiscenze e di riferimenti al passato, le più tipiche tradizioni sumeriche. L'architettura, che è abbondantemente documentata nell'immensa città che riempì di ammirazione Erodoto e affascinò Alessandro, perpetua le tradizioni tipologiche nei templi minori, nel grandioso complesso dell'Esagil e nell'insieme palazziale della cittadella meridionale.

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